San Lamberto di Lione, vescovo

La Vita di Lamberto (lat. Lantbertus; fr. Lambert) è stata scritta da un monaco di Saint-Wandrille agli inizi del secolo IX, secondo W. Levison, o agli inizi dell’VIII, secondo E. Vacandard. Si tratta di un documento prezioso composto con l’aiuto delle carte dell’abbazia; disgraziatamente esso è incompleto e si interrompe prima della promozione di Lamberto al vescovato di Lione.

Lamberto apparteneva a una ricca famiglia della diocesi di Therouanne; come tutti i giovani della sua condizione, fu mandato alla corte del re per compiervi la sua educazione. Invece di scegliere una carriera laica, entrò nel monastero di Fontenelle, che era stato fondato allora da san Vandregisilo (fr. Wandrille), da cui era anche governato (664-665). Alla morte di san Vandregisilo, Lamberto gli succedette (668) e tenne il governo dell’abbazia per la durata di dieci anni e cinque mesi, fino al 678. Durante questo periodo l’abbazia ebbe un importante incremento patrimoniale: Childerico II le donò i beni di Ulmirus e di Warinna (nella valle dell’Arques) insieme ad una parte della foresta di Gemmetico (Jumièges). Teodorico III, invece, le fece dono di un possesso posto a Donzère in Provenza (Dróme), dove, ad opera dei monaci di Fontenelle, fu fondato un monastero dipendente.

Sempre un monaco di Fontenelle fondò su di un’isola della Loira il monastero di Indre, posto nella diocesi di Nantes, a cui la casa madre si riservava il diritto di inviare l’abate. Il prete inglese Condedus, infine, che aveva fondato un monastero su di un’isola della Senna, lo annesse nel 675 a Fontenelle.

Il 1° novembre 678 morì il vescovo di Lione, Genesio e Lamberto fu chiamato a succedergli, mentre a Fontenelle veniva sostituito da sant’Abietta. Dell’episcopato di Lamberto mancano notizie; egli figura nel 683 con il suo titolo come firmatario di un documento di Aigliberto, vescovo di Le Mans. Morì poco dopo, poiché il suo successore Godino era già in carica il 30 ottobre 688.

La sua festa si celebra il 14 aprile, data in cui già compare in parecchi codici del Martirologio Geronimiano ed è registrata nel Martirologio Romano.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– A Roma nel cimitero di Pretestato sulla via Appia, santi Tiburzio, Valeriano e Massimo, martiri.

– Ad Antiochia di Siria, nell’odierna Turchia, sante martiri Berníca e Prosdóca, vergini, e Domnina, loro madre, che, in tempo di persecuzione, per sfuggire alle intenzioni di alcuni che tentavano di insidiare la loro purezza, mentre cercavano scampo nella fuga, trovarono il martirio nelle acque di un fiume.

– Nell’eremo di Nitria in Egitto, san Frontone, abate, che si ritirò a vita eremitica con circa settanta compagni.

– A Elphin in Irlanda, san Tassac, vescovo, che si ritiene sia stato discepolo di san Patrizio e primo vescovo di questa Chiesa.

– Ad Alessandria d’Egitto, santa Tomaide, martire.

– A Montemarano in Campania, san Giovanni, vescovo, che si dedicò con impegno e passione a prestare soccorso ai poveri e a rendere santo il suo clero.

– Nel monastero di Tiron presso Chartres in Francia, san Bernardo, abate, che a più riprese si diede alla vita eremitica tra i boschi e sull’isola di Chausey, ma si dedicò anche a istruire e guidare alla perfezione evangelica i discepoli che in gran numero accorrevano a lui.

– Ad Avignone nella Provenza, in Francia, san Benedetto, giovane pastore, grazie al quale, con l’aiuto di Dio, fu costruito un ponte sul Rodano di grande utilità per i cittadini.

– A Túy nella Galizia in Spagna, beato Pietro González, detto Telmo, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori, che, divenuto tanto umile quanto in passato era stato desideroso di gloria, si adoperò nel dare aiuto ai poveri, specialmente marinai e pescatori.

– A Schiedam in Geldria, nell’odierna Olanda, santa Liduina, vergine, che per la conversione dei peccatori e la liberazione delle anime sopportò con pazienza per tutta la vita le infermità del corpo, confidando solo in Dio.

– Nel villaggio di Cuevas de Vinromà presso Castellón de la Plana in Spagna, beata Isabella Calduch Rovira, vergine dell’Ordine delle Clarisse Cappuccine e martire, che, in tempo di persecuzione contro la fede, morì per Cristo Sposo.

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