Beato Nicola da Gesturi (Giovanni Medda), religioso cappuccino
È l’ultima figura francescana, in ordine di tempo e vissuta a Cagliari, a raggiungere la gloria degli altari, dopo s. Salvatore da Horta (1520-1567) frate Minore, taumaturgo e s. Ignazio da Laconi (1701-1781) cappuccino e questuante.
Nello stesso convento di Cagliari e con lo stesso compito della questua di s. Ignazio, visse santamente il cappuccino fra’ Nicola da Gesturi, beatificato il 3 ottobre 1999 da papa Giovanni Paolo II.
Il suo nome da laico era Giovanni Medda, nacque il 5 agosto 1882 a Gesturi (Cagliari) archidiocesi di Oristano, sesto dei sette figli di Giovanni Medda e Priama Cogoni Zedda, di umili condizioni sociali ma onesti e religiosi.
A quattro anni nel 1886, secondo le usanze del tempo, ricevette la Cresima; nella famiglia entrò ben presto il lutto e la miseria, Giovanni aveva appena cinque anni quando morì il padre e tredici anni quando morì la madre.
Il ragazzo allora venne affidato al suocero di sua sorella Rita, il benestante padrone lo tenne come servo, senza paga alcuna e ricevendo solo alloggio e sostentamento, Giovanni trascorreva le sue giornate tra il lavoro dei campi e il custodire il bestiame.
Morto il suo padrone, passò stabilmente in casa della sorella, sempre come servitore puntuale ed onesto; dopo le prime classi elementari iniziò la vita del contadino.
A 14 anni, il 18 dicembre 1896 Giovanni Medda ricevette la Prima Comunione e da allora prese a vivere tutto teso verso la virtù e la santificazione.
Anche dal cognato per il quale lavorava, non volle ricompensa in denaro, accontentandosi del poco vitto e dell’alloggio in un bugigattolo. La mortificazione in cui viveva fu lo stimolo ad aspirare alla vita sacerdotale, ma la povertà era un’ostacolo insormontabile.
Trascorsero così altri anni, lavorando e coltivando in sé la vocazione che avvertiva sempre più forte; Giovanni Medda aveva 29 anni quando nel marzo 1911, presentato da un’ottima relazione del parroco di Gesturi, entrò nel convento cappuccino di S. Antonio a Cagliari, come Terziario oblato.
Dopo due anni, il 30 ottobre 1913 vestì l’abito cappuccino prendendo il nome di fra’ Nicola; qualche mese dopo fu trasferito al convento di Sanluri, dove fece l’anno di noviziato ed emise la prima professione solenne, fu altalenante fra il convento cappuccino di Sanluri (CA), quelli di Sassari, Oristano, Cagliari, di nuovo a Sanluri; era sempre addetto alla cucina, anche se non suscitava la soddisfazione dei confratelli.
Infatti su segnalazione di un frate, fu esonerato dalla cucina e nel 1924 trasferito a Cagliari, con l’incarico della questua in città.
E per 34 anni svolse questo delicato compito con tenacia e pazienza; sempre percorrendo a piedi con ogni tempo, pioggia, freddo, caldo, chilometri e chilometri; chiedendo la carità in nome di s. Francesco, sempre con le stesse parole, ricevendo l’offerta per i bisogni del convento e per la carità francescana, ma anche offese, ingiurie e prese in giro, da chi vedeva nel questuante un fannullone e un buono a nulla.
Dopo i primi tempi, fra Nicola da Gesturi non chiese più nulla, perché i cagliaritani avevano compreso che quel silenzioso umile frate era una persona eccezionale e le offerte in denaro o in natura, venivano date spontaneamente.
Man mano che gli anni passavano la sua figura divenne sempre più popolare per Cagliari e paesi vicini; molti lo avvicinavano per chiedere consigli, domandavano preghiere, lo invitavano ad entrare in casa e negli ospedali, per dare conforto agli ammalati; si verificarono guarigioni improvvise e aumentò così la sua fama.
Era diventato l’amico e il confidente di tutti e fermato in continuazione, per cui non riusciva più a coprire l’intero territorio, che di solito prima percorreva in un giorno.
La sua era diventata ormai una “presenza” indispensabile; ascoltava tutti ma i privilegiati erano i poveri che visitava anche nelle loro misere case.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la città di Cagliari divenne una delle più bombardate d’Italia, tutti quelli che potevano se ne allontanavano, anche i frati del convento di S. Antonio furono trasferiti altrove, meno quattro fra i quali il Superiore e frate Nicola che non volle allontanarsi.
Tolta la clausura al convento, furono accolti sfollati e persone rimaste sole, curate e sfamate e frate Nicola da Gesturi si faceva in quattro per aiutare e consolare tutti.
Ma la sua benemerita opera non fu circoscritta al convento, andò a soccorrere la folla di miserabili e cenciosi che si erano rifugiati nelle tante grotte sparse per la città; come dopo ogni bombardamento egli accorreva sui luoghi disastrati per portare aiuto ai feriti, consolare i danneggiati, seppellire i morti, per i cittadini di Cagliari egli assunse la figura silenziosa di una visione.
Il silenzio fu la sua costante caratteristica, sia quando riceveva che quando dava, l’interrompeva soltanto per ricordare la volontà di Dio. Il 1° giugno 1958, stremato nel fisico, si presentò al Padre Guardiano e gli disse: “Padre non ne posso più” e chiese di essere esonerato dalla questua.
Il Superiore intuì subito che frate Nicola si avvicinava alla fine; il giorno dopo fu ricoverato in clinica e operato d’urgenza.
Ma tutto fu inutile, dopo quattro giorni, dopo aver ricevuto l’unzione degli infermi e il Viatico, si spense serenamente l’8 giugno 1958 a 76 anni.
La fama della sua santità era grande e i funerali videro l’imponente partecipazione del popolo; decine di migliaia di persone di ogni ceto sociale, resero omaggio alla sua salma e i funerali del giorno 10 furono un’apoteosi.
Dal 1966 al 1971 si ebbe il primo processo per la sua beatificazione avvenuta nel 1999; il 6 giugno 1980 i suoi resti furono traslati e tumulati nella Cappella dell’Immacolata della Chiesa di S. Antonio del Convento dei Cappuccini a Cagliari. La sua celebrazione liturgica è l’8 giugno.
Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:
– Ad Aix-en-Provence in Francia, san Massimino, al quale si attribuiscono gli inizi del cristianesimo in questa città.
– A Rouen in Francia, san Gildardo, vescovo.
– A Soissons sempre in Francia, san Medardo, vescovo di Saint-Quentin, che dopo la distruzione di questa città tra- sferì la sua cattedra episcopale a Noyon, dove profuse ogni cura nel convertire il popolo dalle superstizioni pagane alla dottrina di Cristo.
– A Fano nelle Marche, san Fortunato, vescovo, che si impegnò assiduamente per il riscatto dei prigionieri.
– A Metz in Austrasia, ora in Francia, san Clodolfo, vescovo, figlio di sant’Arnolfo e consigliere del re.
– A York in Inghilterra, san Guglielmo Fitzherbert, vescovo, che, uomo amabile e mansueto, deposto ingiustamente dalla sua sede, si ritirò tra i monaci di Winchester e, una volta restituito alla sua sede, perdonò i suoi nemici e favorì la pace tra i cittadini.
– A Londra sempre in Inghilterra, beato Giovanni Davy, diacono della Certosa di questa città e martire, che sotto il re Enrico VIII per la sua fedeltà alla Chiesa e al Romano Pontefice fu sottoposto in carcere a crudeli torture e vi morì consunto dalla fame.
– Ad Ambiatibes in Madagascar, beato Giacomo Berthieu, sacerdote della Compagnia di Gesù e martire, che in pace come in guerra si adoperò con dedizione per il Vangelo e, scacciato per tre volte dalle missioni, preso a calci e ripetutamente invitato invano all’apostasia, fu infine ucciso in odio alla fede.
– A Oporto in Portogallo, beata Maria del Divino Cuore di Gesù Droste zu Vischering, vergine, della Congregazione delle Suore della Carità del Buon Pastore, che promosse mirabilmente la devozione verso il Sacratissimo Cuore di Gesù.
– Nel villaggio di Kuzhikkattussery nello Stato del Kerala in India, beata Maria Teresa Chiramel Mankidiyan, vergine, che, insigne per la vita eremitica e l’austerità delle sue penitenze, cercò Cristo nei più poveri e nei più emarginati e fondò la Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia.