San Benedetto da Norcia, Abate e patrono d’Europa
San Benedetto da Norcia (Norcia, 480 circa – Montecassino 547 circa), fondatore dell’ordine dei Benedettini. Viene venerato da tutte le chiese cristiane che riconoscono il culto dei santi. San Gregorio Magno, nel II Libro de I Dialoghi – l’unica nostra fonte storica sul santo di Norcia -, delinea il percorso della sua vita e la sua fisionomia spirituale.
San Benedetto da Norcia, fratello di Santa Scolastica, nacque verso il 480 d.C., da un’agiata famiglia romana. A Norcia egli trascorse gli anni dell’infanzia e della fanciullezza.
Adolescente fu mandato a Roma a compiere i suoi studi, ma, sconvolto dalla vita dissoluta della città, ritrasse il piede che aveva appena posto sulla soglia del mondo per non precipitare anche lui totalmente nell’immane precipizio. Disprezzò quindi gli studi letterari, abbandonò la casa e i beni paterni e cercò l’abito della vita monastica perché desiderava di piacere soltanto a Dio.
All’età di 17 anni, insieme con la sua nutrice, si ritirò nella valle dell’Aniene presso Enfide (l’attuale Affile), dove compì il primo miracolo riparando un vaglio rotto dalla stessa nutrice. Lasciò poi la nutrice e si avviò verso la valle di Subiaco, presso gli antichi resti di una villa neroniana. A Subiaco incontrò il monaco di un vicino monastero di nome Romano, che, vestitolo degli abiti monastici, gli indicò una grotta impervia del Monte Taleo (attualmente contenuta all’interno del Monastero del Sacro Speco) dove Benedetto visse da eremita per circa tre anni, fino alla Pasqua dell’anno 500. Conclusa l’esperienza eremitica, accettò di fare da guida ad altri monaci in un ritiro cenobitico presso Vicovaro, ma, dopo un tentativo di avvelenamento, tornò a Subiaco. Qui rimase per quasi trenta anni, predicando la “parola del Signore” ed accogliendo discepoli sempre più numerosi, fino a creare una vasta comunità di dodici monasteri, ognuno con dodici monaci ed un proprio abate, tutti sotto la sua guida spirituale.
Intorno al 529, a seguito dell’irriducibile ostilità di un tal prete Fiorenzo, Benedetto decise di abbandonare Subiaco. Si diresse verso Cassino dove, sopra un’altura, fondò il monastero di Montecassino, edificato sopra i resti di templi pagani e con oratori in onore di san Giovanni Battista, da sempre ritenuto un modello di pratica ascetica, e di san Martino di Tours, celebre monaco e vescovo della Gallia.
Nel monastero di Montecassino Benedetto compose la sua Regola verso il 540. Prendendo spunto dalla tradizione monastica precedente – Padri del deserto, Cassiano, Basilio, Agostino, probabilmente l’anonima Regula Magistri – egli combinò l’insistenza sulla buona disciplina con il rispetto per la personalità umana e le capacità individuali, nell’intenzione di fondare una scuola del servizio del Signore, in cui speriamo di non ordinare nulla di duro e di rigoroso.
La Regola, umana e saggia sintesi del Vangelo, nella quale si organizza nei minimi particolari la vita dei monaci all’interno di una “corale” celebrazione dell’Opus Dei, cioè della liturgia quotidiana, diede nuova ed autorevole sistemazione alla complessa, ma spesso vaga e imprecisa, precettistica monastica precedente. I due cardini della vita comunitaria sono il concetto di stabilitas loci (l’obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero contro il vagabondaggio allora piuttosto diffuso di monaci più o meno “sospetti”) e la conversatio, cioè la buona condotta morale, la carità reciproca e l’obbedienza all’abate, il “padre amoroso” (il nome deriva proprio dal siriaco abba, “padre”) mai chiamato superiore, e cardine di una famiglia ben ordinata che scandisce il tempo nelle varie occupazioni della giornata durante la quale la preghiera e il lavoro si alternano nel segno del motto ora et labora (“prega e lavora”), con il sostegno della lectio divina, cioè la meditazione della Parola di Dio.
A Montecassino Benedetto morì, secondo la tradizione, il 21 marzo 547, quaranta giorni circa dopo la scomparsa di sua sorella Scolastica con la quale ebbe comune sepoltura; secondo il racconto di S. Gregorio Magno, spirò in piedi, sostenuto dai suoi discepoli, dopo aver ricevuto la comunione e con le braccia sollevate in preghiera, mentre li benediceva e li incoraggiava. Le diverse comunità benedettine ricordano la ricorrenza della morte del loro fondatore il 21 marzo, mentre la Chiesa romana ne celebra ufficialmente la festa l’11 luglio, da quando papa Paolo VI ha proclamato san Benedetto da Norcia patrono d’Europa il 24 ottobre 1964. La Chiesa Ortodossa celebra la sua ricorrenza il 14 marzo.
Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:
– a Roma, san Pio I, papa, che, fratello del celebre Erma, autore dell’opera intitolata “Il Pastore”, custodì come un buon pastore per quindici anni la Chiesa.
– A Konya in Licaonia, nell’odierna Turchia, san Marciano, martire, che sotto il governatore Perennio ottenne tra molti supplizi la palma della vittoria.
– A Cesarea di Mauritania, nell’odierna Algeria, santa Marciana, vergine, che subì il martirio data in pasto alle fiere.
– A Bordeaux in Aquitania, in Francia, san Leonzio, vescovo, che fu vanto del popolo e della città e rifulse quale costruttore di edifici di culto, restauratore del battistero e silenzioso benefattore dei poveri.
– Sul fiordo di Moray in Scozia, san Drostano, abate, che resse vari monasteri e condusse, negli ultimi anni, vita eremitica.
– A Disentis nella Rezia superiore, ora in Svizzera, santi Placido, martire, e Sigisberto, abate, dei quali il secondo, compagno di san Colombano, fondò in questo luogo il monastero di San Martino, nel quale il primo coronò con il martirio la vita monastica.
– Nel monastero di Moyenmoutier sui monti Vosgi, in Francia, sant’Idolfo, che, vescovo di Treviri, si ritirò a vita solitaria, ma, sopraggiunti numerosi discepoli, fondò un cenobio e lo governò.
– A Córdova nell’Andalusia in Spagna, sant’Abbondio, sacerdote, che durante la persecuzione dei Mori, interrogato dal giudice, sostenne in audaci risposte le ragioni della fede e, suscitata immediata indignazione, fu messo a morte e poi esposto ai morsi di cani e fiere perché fosse di- vorato.
– A Kiev nel territorio dell’odierna Ucraina, santa Olga, nonna di san Vladimiro, che prima tra i Rurikidi ricevette il battesimo e il nome di Elena, aprendo a tutto il popolo di Russia la via a Cristo.
– Nel monastero di Grand-Selve nel territorio di Tolosa in Francia, beato Betrando, abate, che, desideroso di stabilire nel suo monastero l’osservanza di una regola, lo aggregò all’Ordine Cistercense.
– A Viborg in Danimarca, san Chetillo, sacerdote e canonico regolare, che fu pieno di attenzione per la scuola capitolare e autentico modello di vita monastica.
– A Lincoln in Inghilterra, commemorazione dei beati Tommaso Benstead e Tommaso Sprott, sacerdoti e martiri, messi a morte per il loro sacerdozio sotto la regina Elisabetta I in un giorno rimasto ignoto di questo mese.
– A Orange in Francia, beate Rosalia Clotilde di Santa Pelagia Bès, Maria Elisabetta di San Teoctisto Pélissier, Maria Chiara di San Martino Blanc e Maria Margherita di Santa Sofia di Barbegie d’Albarède, vergini e martiri per Cristo durante la Rivoluzione francese.
– Nel villaggio di Liugongyin vicino ad Anping nella provincia dello Hebei in Cina, sante Anna An Xinzhi, Maia An Guozhi, Anna An Jiaozhi e Maria An Lihua, vergini e martiri, che, durante la persecuzione dei Boxer, non riuscendosi in alcun modo a far loro rinnegare la fede, furono decapitate.