San Tommaso Becket, vescovo e martire
Come rovinarsi la reputazione e diventare santo: è questa, in estrema sintesi, l’esperienza di San Tommaso Becket. Che presso il re d’Inghilterra gode non solo di buona, ma di ottima reputazione, tanto da essere nominato Cancelliere e quindi suo consigliere e confidente.
Nato a Londra verso il 1117. Dalla natura ha avuto tutto: ricchezza, bellezza, audacia, intelligenza, capacità politiche e diplomatiche. Chi lo avvicina subisce il fascino di quest’uomo intelligente e ambizioso, che possiede anche uno spiccato gusto per la magnificenza.
E poiché tra ambiziosi ci si intende, va d’amore e d’accordo con quell’illustre ambizioso di Enrico II, re d’Inghilterra, che sta cercando di accentrare nella sua persona tutte le prerogative del potere, in barba a nobili, aristocratici, vescovi e abati. In Tommaso ha trovato un alleato prezioso, che lo aiuta a governare il suo immenso impero, e che gli è anche compagno nei momenti di svago e distensione.
Enrico II, però, aspira a controllare anche la Chiesa inglese e a limitare la libertà degli ecclesiastici e per fare tutto ciò pensa di contare ancora e sempre sull’amico Tommaso. Che, se fosse vescovo, lo potrebbe certamente aiutare meglio in questo disegno.
Così, appena si libera la cattedra episcopale di Canterbury, Tommaso viene ordinato sacerdote e consacrato vescovo. Enrico II non dà peso alle parole che questi gli ha sussurrato: «Se Dio permette che io diventi arcivescovo di Canterbury, perderò l’amicizia di Vostra Maestà», perché non riesce neppure ad immaginare che un personaggio così “chiacchierato” si possa trasformare subito in uno strenuo difensore dei diritti della Chiesa.
Ma anche i re si sbagliano, come dimostra subito il vescovo Tommaso, che da un giorno all’altro passa al contrattacco, anteponendo gli interessi spirituali dei fedeli a quelli politici del Sovrano. Si oppone così subito ai progetti di Enrico II, non per personale gelosia, ma per difendere la libertà delle coscienze.
Il re si sente come tradito dal suo migliore amico, si infuria e Tommaso deve fuggire in Francia, dove rimane in esilio sei anni. C’è chi lavora per riappacificarli ed alla fine Tommaso può tornare a Canterbury, accolto trionfalmente dai suoi fedeli, ai quali dice: «Sono tornato per morire in mezzo a voi».
Non è un ingenuo, infatti, e sa benissimo che dovrà continuare ad opporsi al potere e, da parte sua, per prima cosa, sconfessa i vescovi che durante la sua assenza sono scesi a patti con il Re. Che stavolta perde proprio la pazienza e si lascia sfuggire: «Chi mi toglierà di mezzo questo prete intrigante?». Dato che il male non ha bisogno di essere alimentato perché si propaga da sé, ecco che quattro cavalieri si fanno premura di fare subito questo “piacere” al re.
Tommaso viene avvertito, ma non prende precauzioni: non si nasconde e non vuole far sbarrare le porte della cattedrale. Qui lo colpiscono a morte, davanti all’altare, lasciandogli appena il tempo di esclamare prima di spirare: «Accetto la morte in nome di Gesù e della Chiesa». È il 23 dicembre 1170.
L’impressione che questo martirio suscita è immensa: tre anni dopo il Papa già lo proclama santo, mentre Enrico II è costretto a fare pubblica ammenda sulla tomba del martire e rinunciare per il momento ai suoi ambiziosi progetti.
San Tommaso Becket, attualissima figura che rappresenta l’eterno conflitto tra l’autorità della coscienza e le imposizioni del potere, viene festeggiato il 29 dicembre.
Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:
– Commemorazione di san Davide, re e profeta, che, figlio di Iesse il Betlemita, trovò grazia presso Dio e fu unto con olio santo dal profeta Samuele, perché regnasse sul popolo d’Israele; trasportò nella città di Gerusalemme l’Arca dell’Alleanza del Signore e il Signore stesso gli giurò che la sua discendenza sarebbe rimasta in eterno, perché da essa sa- rebbe nato Gesù Cristo secondo la carne.
– Ad Arles nella Provenza in Francia, san Trófimo, ritenuto primo vescovo di questa città.
– A Cartagine, nell’odierna Tunisia, san Libóso, vescovo di Béja e martire, che nel Concilio di Cartagine sulla questione del battesimo degli eretici affermò: «Nel Vangelo Cristo ha detto: Io sono la verità, e non: Io sono la consuetudine».
– A Milano, san Martiniano, vescovo.
– A Costantinopoli, san Marcello, abate del monastero degli Acemeti sul Bosforo, nel quale si eseguiva giorno e notte ininterrottamente il canto dei salmi.
– A Exmes in Neustria, ora in Francia, sant’Ebrolfo, abate del monastero di Ouche al tempo del re Childeberto.
– A Palermo, beato Gerardo Cagnoli, religioso dell’Ordine dei Minori, che in precedenza aveva condotto a lungo vita eremitica.
– A Londra in Inghilterra, beato Guglielmo Howard, martire, che, visconte di Stafford, professò la fede cattolica e, falsamente accusato per questo di cospirazione contro il re Carlo II, morì per Cristo con un colpo di scure.
– A Seul in Corea, santi Benedetta Hyon Kyong-nyon, vedova e catechista, e sei compagni, martiri, che, dopo aver sofferto molti supplizi per il nome di Cristo, morirono infine decapitati.
– Nella città di Paterna nel territorio di Valencia in Spagna, beato Giuseppe Aparicio Sanz, sacerdote e martire, che, durante la persecuzione contro la fede, versò il sangue per Cristo.
– Nel villaggio di Picadero de Paterna sempre nel territorio di Valencia, beati martiri Enrico Giovanni Requena, sacerdote, e Giuseppe Perpiñá Nacher, che portarono a termine la gloriosa prova per Cristo.
– Nel villaggio di San Miguel de los Reyes nello stesso territorio, beato Giovanni Battista Ferreres Boluda, sacerdote della Compagnia di Gesù e martire, che, nella stessa persecuzione, imitando la passione di Cristo, meritò di conseguire la palma della gloria.