San Lorenzo Giustiniani, vescovo
Lorenzo Giustiniani è stato il primo patriarca di Venezia, dove nacque il 1° luglio 1381. Di nobilissima famiglia, mortogli il padre fu educato dalla madre, rimasta vedova a soli 24 anni con cinque figli. Sui 19 anni con l’aiuto di uno zio materno entrò tra i Canonici Secolari Agostiniani di S. Giorgio in Alga, guidati prima da Gabriele Condulmer (futuro Eugenio IV), che però dopo due anni fu chiamato a Roma, e da Ludovico Barbo, a sua volta dirottato dopo un biennio a Padova come abate di S. Giustina, dove avrebbe iniziato la riforma del monachesimo benedettino. Ordinato sacerdote (probabilmente nel 1405), Lorenzo fu eletto priore di varie comunità della congregazione, guadagnandosi grandissima stima per la sua spiritualità, il suo spirito di sacrificio e la sua umiltà. Sui 38 anni cominciò la sua opera di scrittore, intesa come riflesso e partecipazione della sua esperienza, perché – diceva – «parlare degli effetti della carità senza averla sperimentata, è indice di temerarietà». Nel 1433 Eugenio IV lo nominò vescovo di Castello ed egli, pur avendo sempre fatto vita contemplativa, si dimostrò perfetto uomo di governo, sensibile a tutti i bisogni del suo tempo. Aprì un seminario per chierici poveri, intervenne con norme e disposizioni per una più intensa vita liturgica in tutte le chiese; convocò un sinodo dando forma organica alle sue iniziative apostoliche; fece rifiorire i monasteri femminili che, durante il suo episcopato, da una ventina arrivarono a trentacinque; dedicò particolare attenzione ai poveri. Ebbe anche speciali doni soprannaturali (profezie, discernimento di spirito e miracoli). Quando Niccolò V, succeduto a Eugenio IV, soppresse la sede patriarcale di Grado e il titolo episcopale di Castello trasferendo la sede a Venezia, vi nominò Lorenzo primo patriarca. Il santo morì la mattina dell’8 gennaio 1456. Il suo corpo rimase esposto alla venerazione dei fedeli per 67 giorni. E lui fu canonizzato nel 1690.
Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:
– A Gerapoli in Frigia, nell’odierna Turchia, sant’Apollinare, vescovo, che rifulse sotto l’imperatore Marco Aurelio per dottrina e santità.
– In Libia, santi martiri Teofilo, diacono, e Elladio: si tramanda che, dopo essere stati dilaniati e punti con cocci affilatissimi, furono infine gettati nel fuoco.
– A Beauvais in Francia, santi Luciano, Massimiano e Giuliano, martiri.
– A Metz sempre in Francia, san Paziente, vescovo.
– Nel Norico lungo il Danubio, nell’odierna Austria, san Severino, sacerdote e monaco: venuto in questo territorio dopo la morte di Attila, capo degli Unni, difese le popolazioni inermi, ammansì i violenti, convertì gli infedeli, fondò monasteri e si dedicò a quanti erano privi di istruzione religiosa.
– A Pavia, san Massimo, vescovo.
– Nel monastero di Coziba in Palestina, san Giorgio, monaco ed eremita, che viveva recluso per l’intera settimana e la domenica pregava insieme ai suoi confratelli, li ascoltava nelle questioni spirituali e dava a tutti consiglio.
– Nella regione di Aberdeen in Scozia, san Nathalan, vescovo, insigne per la carità verso i poveri.
– A Ratisbona in Baviera, sant’Erardo: di origine scozzese, ardente dal desiderio di annunciare il Vangelo, venne in questa regione, dove svolse il ministero di vescovo.
– A Moorsel in Brabante, nell’odierno Belgio, santa Gúdila, vergine, che si dedicò in casa sua alla carità e alla preghiera.
– A Cashel in Irlanda, sant’Alberto, vescovo: di origine inglese, fu a lungo pellegrino per Cristo.
– A Newcastle-on-Tyne in Inghilterra, beato Edoardo Waterson, sacerdote e martire, che, condannato a morte sotto la regina Elisabetta I perché venuto in Inghilterra come sacerdote, fu impiccato al patibolo.