Santa Giacinta Marto, fanciulla
È una santa di soli dieci anni Giacinta Marto a cui, insieme al fratello maggiore Francesco e alla cugina Lucia, il 13 maggio 1917 apparve la Vergine a Fatima. Una storia che conosciamo tutti e che agli inizi soprattutto provocò sofferenze non indifferenti a loro e alle loro famiglie, soprattutto a causa di un massone fortemente ostile alla Chiesa il quale, per farsi rivelare il segreto confidato ai tre pastorelli dalla Madonna, con uno stratagemma anziché condurli alla Cova da Iria come aveva promesso, li segregò minacciandoli di farli friggere vivi in una caldaia di olio bollente. Ma essi non cedettero. Furono allora rinchiusi nella prigione pubblica, dove i detenuti cercarono di persuaderli a rivelare ciò che sapevano. Ma essi li esortarono a recitare con loro il Rosario. Nel 1918 l’Europa fu colpita da una terribile epidemia broncopolmonare, la cosiddetta “Spagnola”, che contagiò anche i due fratelli Marto: Francesco morì il 4 aprile 1919 all’età di dieci anni e nove mesi. Giacinta che fino allora era stata sempre sana e piuttosto robusta per la sua età, ne fu talmente prostrata che non riuscì più a riaversi. La malattia fu per lei causa di grandi sofferenze, che offrì al Signore – insieme ad altre penitenze che volontariamente si imponeva – per la conversione dei peccatori e in riparazione delle offese fatte a Dio. Ricoverata nell’ospedale S. Agostino di Vila Nova de Ourém, senza averne alcun beneficio, nel gennaio 1920, causa una pleurite purulenta, fu trasferita nell’ospedale pediatrico della capitale, con suo dispiacere perché lontana dalla famiglia e sapendo che sarebbe morta tra breve, come le era stato preannunciato dalla Madonna. Il 20 febbraio chiese al parroco che l’aveva confessata di portarle la comunione; ma il sacerdote disse che le sue condizioni di salute non erano gravi e che gliela avrebbe data il giorno seguente. «Troppo tardi» rispose lei. Infatti morì la sera stessa. Giovanni Paolo II ha beatificato Giacinta e Francesco il 13 maggio 2000, papa Francesco li ha proclamati santi il 13 maggio 2017, in occasione del centenario della prima apparizione della Madonna di Fátima.
Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:
– Ad Alessandria d’Egitto, commemorazione di san Serapione, martire, che, sotto l’imperatore Decio, fu sottoposto a così crudeli supplizi, che dapprima gli furono spezzate tutte le giunture delle membra e poi fu precipitato giù dai piani superiori della sua casa.
– Commemorazione dei cinque beati martiri, che, sotto l’imperatore Diocleziano, furono uccisi a Tiro in Fenicia, oggi in Libano: dapprima dilaniati in tutto il corpo con i flagelli, poi denudati e messi nell’arena ed esposti a belve di vario genere, mostrarono nei loro corpi giovanili una costanza ferma e irremovibile; uno di loro in particolare, di nemmeno vent’anni, non costretto da catene, aperte le braccia in forma di croce, rivolgeva preghiere a Dio; tutti, dapprima non toccati dalle belve pur istigate, furono alla fine trafitti con la spada.
– Ad Antiochia in Siria, commemorazione di san Tirannione, vescovo di Tiro e martire, che, istruito fin dalla più tenera età nella fede cristiana, dilaniato dagli uncini di ferro insieme al sacerdote Zenobio, ottenne la corona della vittoria.
– A Tournai nel territorio dell’odierno Belgio, sant’Eleuterio, vescovo.
– A Sint-Truiden nel Brabante in Austrasia, nell’odierno Belgio, transito di sant’Eucherio, vescovo di Orléans, che, costretto all’esilio dal re Carlo Martello per le calunnie a lui rivolte da uomini invidiosi, trovò pio rifugio tra i monaci.
– A Catania, san Leone, vescovo, che provvide con singolare impegno alla cura dei poveri.
– In località Stutthof vicino a Danzica in Polonia, beata Giulia Rodzin ́ska, vergine della Congregazione delle Suore di San Domenico e martire, che, devastata la patria dalla guerra, fu gettata in un campo di prigionia, dove, ammalatasi gravemente, raggiunse la gloria del cielo.