Beata Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso (Giuseppina Catanea), vergine Carmelitana Scalza
Nacque a Napoli il 18 febbraio 1896 e in famiglia fu sempre chiamata Pinella. Dopo aver compiuto gli studi commerciali, il 10 marzo 1918 entrò nella Comunità carmelitana di S. Maria ai Ponti Rossi, che era sorta per volontà della sorella Antonietta, divenuta – nel Terz’Ordine Carmelitano – suor Maria Teresa, con l’appoggio del padre carmelitano Romualdo di S. Antonio.
Non era il ritratto della salute, piuttosto fragile e malaticcia, nel 1912 fu colpita da attacchi d’angina, poi da tubercolosi alla spina dorsale con lesioni alle vertebre, paresi completa e da meningismo spinale. Ma dieci anni dopo a 28 anni, il 26 giugno 1922 ne fu miracolosamente guarita in modo istantaneo, dopo il contatto col braccio di San Francesco Saverio, che era stato portato a Napoli.
Fu l’inizio di un apostolato, che la “monaca santa”, com’era chiamata, portò avanti per tutta la vita, accogliendo al monastero ogni tipo di ammalati e bisognosi di grazie, sia materiali che spirituali, cui dava il suo conforto e consiglio, per trovare l’amore di Dio, spesso operando prodigi. La sua abnegazione continuò ininterrottamente, specie nei giorni festivi, anche quando altre malattie la colpiranno ed a 50 anni nel 1944 con la vista indebolita, fu inchiodata alla sedia a rotelle; dava di sé l’immagine di una crocifissa con Gesù, per la Chiesa ed i fratelli, così come il suo nome di religiosa era tutta una predestinazione.
Volle essere vittima per le sofferenze dell’umanità, ripiena di una sensibilità nuova donatale dallo Spirito Santo; nel 1932 la Santa Sede riconobbe come monastero del Secondo Ordine dei Carmelitani Scalzi, la Casa dei Ponti Rossi di Napoli e Giuseppina Catanea ricevé l’abito di Santa Teresa in forma ufficiale, con il nuovo nome di Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso, e il 6 agosto dello stesso anno professava solennemente secondo la Regola, che già seguiva dal 1918.
Dal 1934 il cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, la nominò sottopriora, poi nel 1945 vicaria e il 29 settembre 1945, nel Primo Capitolo Elettivo, venne eletta Priora della Comunità, incarico che tenne fino alla morte. La sua spiritualità, la docilità amorosa, l’umiltà e semplicità, ebbero grande applicazione durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale; pregava in continuazione, ciò alimentava quella confidenza in Dio, di cui contagiava quanti si recavano in pellegrinaggio fino ai Ponti Rossi, per ascoltare un suo incoraggiamento per riprendere a sperare nella vita, superando le prove ed i dolori. Il giorno della sua vestizione aveva detto: «Mi sono offerta a Gesù Crocifisso per essere crocifissa con Lui».
Il Signore l’aveva presa in parola, rendendola partecipe del Suo patire, che cercò di vivere silenziosamente e gioiosamente, amalgamandosi al Cuore di Maria Vergine; la sua esistenza, da una certa epoca, fu ripiena di carismi mistici straordinari, sopportò per lunghi anni dure prove e persecuzioni nell’abbandono alla volontà di Dio. Per ubbidienza e per consiglio del padre Romualdo, scrisse l’Autobiografia (1894-1932) e il Diario (1925-45), oltre alle lettere ed esortazioni per le religiose.
Dal 1943 cominciò a soffrire di labirintite auricolare, parestesie varie, dolorosa sclerosi a placche, perdita progressiva della vista e altri disturbi; convinta che la sua era la “malattia della volontà di Dio”, la riteneva “un dono magnifico” che la univa maggiormente a Gesù sulla croce; e sorridendo offriva il suo corpo, in sfacelo per la cancrena diffusa, quale altare del suo sacrificio per le anime.
Madre Maria Giuseppina morì il 14 marzo 1948 con il cuore rivolto a Dio ed alle anime; il suo corpo disfatto si conservò pienamente incorrotto fino al 27 marzo, data della sepoltura, per dare possibilità alle folle che in continuazione, venivano a dare l’ultimo saluto alla “monaca santa”. La “monaca santa” dei Ponti Rossi è stata beatificata nel Duomo di Napoli il 1° giugno 2008.
Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:
– A Pidna in Macedonia, sant’Alessandro, martire.
– A Milano, san Lazzaro, vescovo.
– A Chartres in Francia, san Leobino, vescovo.
– A Quedlinburg in Sassonia, in Germania, santa Matilde, che, moglie fedelissima del re Enrico, fu insigne per umiltà e pazienza e si prodigò generosamente nell’assistenza ai poveri e nella fondazione di ospedali e monasteri.
– Nel territorio di Fulda in Germania, santa Paolina, religiosa.
– A Liegi in Lotaringia, nell’odierno Belgio, beata Eva da Cornillion, monaca di clausura nel monastero di San Martino, che insieme a santa Giuliana, priora dello stesso cenobio, si adoperò affinché il papa Urbano IV istituisse la solennità del Corpo di Cristo.
– A Palermo, beato Giacomo Cusmano, sacerdote, che fondò l’Istituto Missionario dei Servi e delle Serve dei Poveri, insigne per il suo straordinario amore per i bisognosi e gli infermi.