Beato Diego Giuseppe (Francesco Giuseppe) López-Caamaño da Cadice, frate minore cappuccino

Esser frate è l’ultima cosa che può pensare o desiderare: prova una grande ripugnanza (lo dirà lui stesso) per la vita religiosa in genere e per quella cappuccina in particolare. Nato a Cadice (Spagna) il 30 marzo 1743, ad appena 9 anni è già orfano di mamma e quella che ne prende il posto appartiene alla schiera delle donne velenose e spietate. Il bambino non sa cosa siano gli slanci devozionali con cui una certa agiografia dipinge santi ancora in fasce; a scuola non è certo un “secchione” e si accontenta del minimo necessario alla promozione.

Eppure la sua adolescenza comincia ad essere caratterizzata da “sussulti” (lui li chiamerà proprio così), che sono delle autentiche incursioni di Dio nella sua vita. Il primo di questi lo prova a 13 anni e, quasi per uno scherzo del destino, proprio in una chiesa cappuccina, in cui è entrato per consolarsi di un’interrogazione di filosofia andata male. I frati stanno cantando in coro la Liturgia delle Ore e la sensazione provata dal ragazzino è indescrivibile: non se ne torna a casa senza prima essersi fatto prestare le vite di San Fedele e di San Giuseppe da Leonessa.

Sarà per queste letture, o più facilmente perchè Dio è entrato prepotentemente nel suo cuore, fatto sta che l’anno dopo già veste l’abito cappuccino, proprio quello per il quale aveva provato tanta ripugnanza e, allo scoccare dei 15 anni, inizia il noviziato.

Ma l’inaspettato slancio spirituale non si accompagna ad un maggior impegno scolastico e il novizio sembra più interessato alla poesia castigliana che agli studi teologici. Ed ecco un altro “sussulto”, questa volta decisivo, che improvvisamente viene a ravvivare una lezione di teologia stancamente seguita. Nel giovanotto si sveglia un inaspettato desiderio di conoscere Dio, e in maniera tale da poterlo far conoscere agli altri. Che non sia fuoco di paglia, lo dimostra il fatto che a 23 anni è pronto per l’ordinazione sacerdotale e, subito dopo, a tuffarsi nell’apostolato attivo.

Siamo negli ultimi trent’anni del 1700 e il giovane cappuccino si sente mandato a “dichiarar guerra al dominante libertinaggio e oscurissimo illuminismo di questo secolo tenebroso”. Lo fa, con crescente successo, utilizzando il sistema delle missioni parrocchiali, delle quali egli diventa il predicatore ricercato ed efficace che sa scuotere le coscienze, muovere a conversione, richiamare i lontani, riscaldare i tiepidi. Nella celebrazione di avvio è solito “mandare avanti” la Madonna, la sua “Divina Pastora”, quasi a farsi aprire da lei la strade delle coscienze e l’intelligenza degli uditori. Poi è lui a riscaldarsi nella predicazione contro l’illuminismo ateo, senza risparmiare la cattiva stampa, le corride, i balli, le commedie e i commedianti. Si fa un sacco di nemici, anche in ambito ecclesiastico, perché nel denunciare il male e nel richiamare a conversione non guarda in faccia nessuno, fossero pure i ricchi preti che hanno il coraggio di defraudare i poveracci.

Esiliato da una città, va a predicare in un’altra; perseguitato in una provincia va ad esporsi pubblicamente in un’altra; confinato per anni in un convento, appena libero si spinge fino in Portogallo ed anche nella parte settentrionale del Marocco, per essere ovunque “missionario della misericordia”. A farne le spese è la sua salute, indebolita sempre più dalle fatiche dei viaggi e dai dispiaceri patiti.

Si spegne, non ancora sessantenne, il 24 marzo 1801 e nel 1894 Leone XIII proclama beato Diego Giuseppe da Cadice: incredibile a dirsi, malgrado dalla morte siano passati più di 90 anni, il suo ricordo e la notizia della sua beatificazione disturbano ancora il sonno (e la coscienza) degli eredi dei suoi nemici di un tempo.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– A Cesarea in Palestina, santi martiri Timolao, Dionigi, Pauside, Romolo, Alessandro e un altro Alessandro, che, durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, condotti con le mani legate davanti al prefetto Urbano, confessarono di essere cristiani e pochi giorni dopo, insieme ai compagni Agapio e ad un altro Dionigi, con la decapitazione meritarono la corona della vita eterna.

– Nella Mauritania, nelle terre dell’odierna Algeria, san Secóndulo, che subì la passione per la fede in Cristo.

– A Clogher in Irlanda, san Mac Cairthind, vescovo, ritenuto discepolo di san Patrizio.

– A Catania, san Severo, vescovo.

– A Fabriano nelle Marche, beato Giovanni dal Bastone, sacerdote e monaco, compagno dell’abate san Silvestro.

– A Vadstena in Svezia, santa Caterina, vergine: figlia di santa Brigida, data alle nozze contro il suo volere, conservò, di comune accordo con il marito, la sua verginità e, dopo la morte di lui, condusse una vita pia; pellegrina a Roma e in Terra Santa, trasferì le reliquie della madre in Svezia e le ripose nel monastero di Vadstena, dove ella stessa vestì l’abito monacale.

– Nella cittadina di Pniewite presso Danzica in Polonia, beata Maria Karlowska, vergine, che, per recuperare alla dignità di figlie di Dio le ragazze e le donne povere e di costumi corrotti, fondò la Congregazione delle Suore del Divino Pastore della Divina Provvidenza.

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