San Filippo Smaldone, sacerdote

Nacque a Napoli, primo figlio di sette, da Antonio e Maria Concetta De Luca, una famiglia agiata nel quartiere di Borgo Loreto, nel 1848, un periodo di grandi cambiamenti politici e contrasti sociali, che videro il crollo della monarchia Borbonica, a cui la famiglia di Filippo era fortemente legata, per fare spazio al nascente regno d’Italia, e le difficoltà in cui si trovò la Chiesa napoletana per l’esilio dell’arcivescovo Sisto Riario Sforza, che influirono non poco sul suo percorso, ostacolato sin dagli albori.

Nel 1858 riceve la prima Comunione in anticipo alle consuetudini e dopo quattro la Cresima, dove avverte la vocazione al sacerdozio, grazie anche al nuovo modo di fare catechismo, più vicino al popolo, di sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Ma le trasformazioni politiche e sociali avvenute, gli impongono il seminariato da esterno dal 1863 al 1868.

Si dedicò dunque agli studi di teologia e filosofia, non tralasciando di dedicarsi alla catechesi alle opere di carità ai poveri e bisognosi della sua città e l’assistenza ai sordomuti definiti dalla chiesa di allora infedeli e pagani. Purtroppo gli studi furono il suo cruccio, arma di denigrazione del nuovo clero napoletano, che lo giudicò scarsissimo di talento ed insufficiente a proseguire gli studi, costringendolo a scegliere di farsi incardinare in un’altra diocesi. Lui sceglie quella di Rossano dove grazie alla stima dell’Arcivescovo Pietro Cilento, per le sue alte doti di uomo di carità, viene consacrato sacerdote nel 1871, per poi essere reintegrato finalmente a Napoli nel 1876.

Nel frattempo, Filippo aveva acquisito una notevole conoscenza ed esperienza delle problematiche dei Sordomuti, grazie alla strenua collaborazione con don Lorenzo Apicella, direttore della Pia Casa per i sordomuti di Santa Maria ai Monti in Napoli, tant’è che dallo stesso Apicella fu incaricato di organizzare l’assistenza ai sordomuti nel napoletano, a Salerno, Sorrento, Ischia ed Amalfi. Nel 1880 fu inviato a Milano al Congresso Internazionale dei Maestri per Sordomuti, in qualità di esperto e nel 1882 fu nominato Direttore Spirituale dell’Istituto per non udenti di Molfetta.

Nel 1884, a Napoli, scoppia un’epidemia di colera che fece migliaia di vittime, tra le quali doveva esserci anche lo stesso Filippo Smaldone, che dopo aver prestato assistenza agli ammalati si ritrovò anch’egli contagiato, al punto tale che le persone più vicine, dandolo per spacciato, pubblicarono sui giornali un necrologio e fecero celebrare messe in suffragio. Per sua fortuna e grazie all’intercessione della Madonna di Pompei si salvò.

In quell’anno, ancora convalescente dopo essere guarito dal colera, aveva definito le Regole per la nascente Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, un progetto accarezzato lungamente e che vide finalmente muovere i primi passi nella primavera del 1885, quando insieme a don Luigi Apicella parti per Lecce a fondare il primo Istituto per Sordomuti. Il 27 gennaio 1895 Mons. Salvatore Luigi Zola approva le Regole e nel 1889 Apicella cede la casa di Lecce a Filippo che ne divenne direttore.

Da quel momento l’impegno divenne sempre più grande, con la fondazione di nuove case per i sordomuti a Bari, Lecce sino ad arrivare a Roma e non ci si soffermava solo ai sordomuti, ma anche all’infanzia abbandonata ed alle bambine cieche, ai più bisognosi. Il suo impegno e la sua opera possono essere tranquillamente accostati a quelle di Luigi Orione e Luigi Guanella.

La sua opera di sostegno ed educazione morale dei sordomuti gli valse, tra l’altro, la decorazione Croce pro Ecclesia et Pontifice e la nomina a canonico della Cattedrale di Lecce.

Ammalato di diabete, morì il 4 giugno 1923 nella città salentina dove operò per gran parte della sua vita.

 

Lo stesso giorno nel Martirologio Romano, la Chiesa commemora:

– A Szombathly in Pannonia, nell’odierna Ungheria, passione di san Quirino, vescovo di Siszeck e martire, che sotto l’imperatore Galerio, per la fede in Cristo fu precipitato nel fiume con una pietra legata al collo.

– A Costantinopoli, san Metrófane, vescovo di Bisanzio, che consacrò al Signore la Nuova Roma.

– A Mila in Numidia, nell’odierna Algeria, commemorazione di sant’Ottato, vescovo, che con i suoi scritti contro l’eresia donatista sostenne l’universalità della Chiesa e il profondo bisogno di unità dei cristiani.

– In Cornovaglia, san Petroc di Galles, abate.

– A Servigliano nelle Marche, san Gualterio, abate del monastero del luogo.

– In Sardegna, santi Nicola e Trano, eremiti.

– A Sassari, beato Pacifico Ramati, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che predicò in difesa dei cristiani e morì nel Signore.

– Ad Agnone in Molise, san Francesco Caracciolo, sacerdote, che, mosso da mirabile carità verso Dio e il prossimo, fondò la Congregazione dei Chierici regolari Minori.

– Vicino a Monaco di Baviera in Germania, beati Antonio Zawistowski sacerdote, e Stanislao Starowieyski, martiri, che, in tempo di guerra, morirono per Cristo nel campo di prigionia di Dachau tra atroci tormenti.

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